Ci sono degli imballaggi in plastica davvero usati, ma che di fatto non vengono mai riciclati. Scopriamo di quali si tratta per ridurne il consumo e trovare delle alternativi più sostenibili.
Tra le tante minacce che mettono in ginocchio l’ambiente troviamo la plastica, fonte di pesanti ripercussioni sul Pianeta. D’altronde l’inquinamento della plastica è uno dei problemi ambientali più pesanti dei nostri tempi. Dalla seconda Guerra mondiale a oggi la produzione di confezioni e oggetti in plastica è aumentata in modo incontenibile, tanto che oggi vivere senza plastica sembra un miraggio.
Se questo ha reso la quotidianità più pratica, cela un grande lato negativo, rappresentato in particolare delle confezioni monouso, pensate per essere usa e getta: spesso queste vengono buttate in men che non si dica, ma restano sul Pianeta per tantissimi anni. Infatti, se la plastica non viene riciclata, i suoi resti finiscono per accumularsi un po’ ovunque per il globo dove metteranno le radici.
Per esempio noi beviamo una bottiglia di plastica a cuor leggero, senza renderci conto che una volta finita questa potrebbe farsi un viaggio lunghissimo, approdando in mare, dove si decomporrà in 450 anni. Inoltre la plastica non si smaltisce in modo uniforme, ma si spezza in tante piccole parti. C’è poi il grande problema delle microplastiche che rilascia, mettendo in pericolo la natura e la nostra salute. Secondo i dati circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica prodotti annualmente finiscono nei mari. Non è un caso che ci sono immense aree del globo trasformate in veri e propri cimiteri di plastica.
Se si sono fatti passi in avanti in termini di riciclo della plastica, raggiungendo nel 2021 circa un milione di tonnellate di plastica riciclata, c’è da dire che bisogna fare ancora tanto.
In questa direzione a livello Ue si è discusso sulla possibilità di eliminare determinati imballaggi di plastica monouso che racchiudono alimenti sotto il kg e mezzo, allo scopo di ridurre l’uso della plastica. Questa possibilità ha fatto discutere molto, tra chi ha appoggiato la proposta, chi invece non è d’accordo, ritenendola penalizzante in termini di igiene e di produzione (scopri qui un approfondimento sul tema).
Detto questo, però, bisogna davvero riflettere sull’impatto dell’imballaggi in plastica monouso: alcuni di questi, infatti, non vengono mai riciclati. Scopriamo di quali si tratta.
A illustrare la lista degli imballaggi in plastica non riciclabili è stata l’esperta di green Elisa Nicoli, nota sui social con il profilo di “Econarratrice”.
Tra gli imballaggi in plastica indicati dalla green content creator troviamo le retine delle confezioni che avvolgono alimenti come le patate. Anche le vaschette in materiale espanso del supermercato (come quelle che contengono la carne) sono in questa lista, come le grucce dotate della parte in metallo, le capsule per il caffè, i tubetti in plastica dei prodotti per il corpo, i sacchetti di plastica con la lettera C, simbolo di materiale composito, e le buste di ricarica del sapone.
Anche le confezioni in plastica nera non vengono riciclate in quanto potrebbero contenere carbone nero, non riuscendo a essere riconosciute dagli impianti di selezione.
Tutti questi prodotti vengono buttati nella raccolta della plastica, ma di fatto non sono riciclabili in quanto creati con materiali composti. L’unico modo per contrastare il loro impatto è ridurne l’acquisto, cercando delle alternative sostenibili.