Campi Flegrei, una zona ad alto rischio, molto pericolosa e molto particolare della Campania: vediamo insieme di cosa si tratta e quale è la situazione di oggi
Il nostro Pianeta presenta una conformazione della crosta terrestre con una serie di discontinuità causate dai processi tettonici in atto e lungo i margini delle cosiddette placche tettoniche si riscontra la formazione dei cosiddetti vulcani. Sin dall’antichità questi maestosi elementi naturali hanno affascinato e impressionato l’immaginario collettivo, destando negli uomini, curiosità e al tempo stesso un profondo timore. Leggende e miti ne hanno costellato l’esistenza, ma solo nel XVII secolo nasce la scienza che ne studia le caratteristiche e le dinamiche: la Vulcanologia.
Da allora sono stati fatti enormi passi avanti nella comprensione di questi giganti di fuoco e lava, tanto da riuscire a classificarli in base al tipo di edificio esterno, oppure alla tipologia di attività eruttiva. Sì, perché i vulcani non sprigionano la loro energia tutti allo stesso modo, ma le eruzioni possono essere di tipo effusivo o esplosivo, per esempio, e le differenze hanno portato ad una classificazione specifica. Esistono i vulcani con eruzione di tipo hawaiano (fluida), di tipo islandese (fissurale), di tipo stromboliano (fontana), di tipo vulcaniano (esplosiva), di tipo vesuviano (esplosiva violenta), di tipo pliniano (viscosa), e per finire le grandi caldere e cioè i supervulcani (più crateri).
Campi Flegrei o Vesuvio? Quale la zona più rischiosa
Un esempio di supervulcano o caldera, che si trova sul suolo italiano, sono i Campi Flegrei. Un’ampia area della zona campana nel golfo di Pozzuoli, che interessa i comuni di Napoli, Pozzuoli, Quarto, Giuliano in Campania, Bacoli e Monte di Procida. La zona è caratterizzata da fenomeni di vulcanismo di tipo secondario che si esplicitano in geyser, fumarole, sorgenti termali. La caratteristica delle caldere è quella di non avere dei veri e propri edifici vulcanici, ma una camera vulcanica sottostante in prossimità della depressione creatasi dal crollo degli edifici a causa di esplosioni violentissime del passato.
Famosa dai tempi antichi per questa sua continua attività vulcanica vivace, oggi è una antica caldera in stato di quiescenza che si estende tra i 15 e i 18 chilometri. Un vero e proprio circuito di crateri e edifici vulcanici di minime dimensioni, che si materializzano con eventi effusivi gassosi come la Solfatara, o con la presenza di acque termali calde. Il nome stesso che fu attribuito deriva dal greco e significa “campi ardenti, in fiamme”, stando a significare che la loro attività è sempre stata rilevata sin dai tempi antichi. Un campo vulcanico attivo da più di 80mila anni, risultato dal ripetuto sprofondamento e dal collasso del tetto del serbatoio magmatico a seguito di due importanti eruzioni, dando origine ad una delle caldere più pericolose al mondo.
Una pericolosità più subdola rispetto a quella che può essere rappresentata dal Vesuvio, a causa dei numerosi punti dove si potrebbe scatenare l’energia vulcanica sotterranea. Il Vesuvio, invece, avendo un edificio, è un vulcano centrale che erutta sempre nello stesso posto, attraverso il cratere sommitale e quindi è facilmente identificabile, rendendo i piani di evacuazione più semplici. L’instabilità e l’incertezza del luogo di un’eventuale esplosione eruttiva, rendono i Campi Flegrei molto più pericolosi e difficili da monitorare, rispetto al Vesuvio, e i piani di emergenza più complicati da predisporre.
La situazione ad oggi
Oggi siamo di fronte a numerosi fenomeni sismici che hanno interessato la zona negli ultimi tempi, denotando una certa attività sommersa e scatenando più di una preoccupazione tra la cittadinanza campana. Il 27 settembre 2023, come ci racconta l’Ansa , si è registrata una scossa di Magnitudo 4,2, preceduta a luglio e ad agosto da decine di scosse, conferendo all’intera zona un livello di allerta dei Campi Flegrei di classificazione “gialla”. L’aumento dell’attività sismica è un segnale inquietante rispetto alla possibile quantità di gas e magma che si sta accumulando sotto la superficie e che potrebbe deflagrare da un momento all’altro.
Studi e ricerche indicano che il supervulcano potrebbe essere sull’orlo di un’imminente eruzione a causa dell’indebolimento rilevato che potrebbe arrivare al tanto temuto punto di rottura. L’attenzione è massima e il monitoraggio costante, ma lo sciame di terremoti di queste ultime ore descrive la natura intrinseca dei Campi Flegrei, e per ora non è stato rilevato un aumento di magma negli strati interessati. Nessun segnale dunque di un’imminente eruzione , secondo gli esperti, che continuano ad osservare la zona a rischio senza abbassare mai la guardia. I piani di evacuazione e di emergenza sono in continuo aggiornamento, con la speranza di non doverli mai eseguire.