Carne coltivata, l’Italia inverte la rotta: le battaglie di Lollobrigida trovano uno stop. Vediamo qual è il motivo del dietrofront
Dietrofront dell’Italia sulla questione carne coltivata. Dopo un’aspra battaglia portata avanti dal governo contro la carne sintetica, appoggiato anche da Coldiretti, che ha dato alla Meloni ed i suoi un grande supporto mediatico, ora si lavora ad un cambio di passo.
Il divieto di produzione e vendita di carne coltivata, sbandierato come uno dei capisaldi del governo di centro destra e sul quale il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, si è ampiamente concentrato crolla, improvvisamente, ma senza farlo sapere a nessuno. C’è infatti un cambio di passo che è stato fatto ma che il governo non ha affatto annunciato. Vediamo qual è il motivo.
Senza alcuna comunicazione ufficiale, la misura contro la carne coltivata è crollata ancor prima che potesse diventare legge, nella speranza che nessuno se ne accorgesse. Il motivo? Incompatibile con le norme dell’Unione europea come si spiega anche sulle colonne di Wired. Lollobrigida, infatti, nonostante avesse esultato all’indomani del via libero ricevuto dal Senato al disegno di legge, descrivendo il tutto come una vera e propria vittoria, ha dovuto fare marcia indietro.
Proprio lui, infatti, tramite il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha dovuto inviare una notifica a Bruxelles chiedendo il ritiro del disegno di legge. L’opposizione di Lollobrigida alla produzione, vendita e importazione della carne coltivata in laboratorio ha fatto il giro del mondo anche se il ministro non aveva fatto i conti con il diritto europeo che ha la preminenza su quello degli stati singoli. La proposta italiana non sarebbe mai stata accettata in sede comunitaria per via del procedimento di notifica Tris che cerca di evitare la creazione di ogni barriera commerciale all’interno del mercato europeo.
Per questo motivo tutti gli Stati devono notificare alla Commissione i progetti legislativi relativi alla commercializzazione e alla distribuzione dei beni di primo consumo. Nel caso della carne coltivata, il progetto di legge italiano sarebbe stato bloccato in sede comunitaria almeno per due punti. Una volta che la carne sintetica avesse ricevuto il via libera alla commercializzazione dall’Autorità europea la sicurezza alimentare, la legge italiana ne sarebbe stata in contrasto e ne avrebbe ostacolato la diffusione. Inoltre, il disegno legislativo tricolore non avrebbe rispettato neanche le norme comunitarie sulla concorrenza.
Una mossa non voluta ma una scelta obbligata quella che il governo italiano ha dovuto fare per evitare la bocciatura da parte della Commissione Europea che a livello mediatico e comunitario sarebbe stato un vero e proprio fallimento. Ricordiamo che l’Italia è stato il primo e unico Stato membro che si è opposto alla carne coltivata.
Lo stop, dunque, prende le vesti di un grande e doloroso boomerang per Meloni, Lollobrigida ed i suoi, loro che hanno cercato di tenere “nascosta” la cosa per mitigare gli effetti mediatici, pur senza nessun risultato. Le associazioni animaliste hanno accolto la notizia di buon grado e dopo tante battaglie fatte per evitare che l’Italia perdesse l’opportunità di avere un’alternativa agli allevamenti intensi, sono pronte a riaprire il dibattito.