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Case green, quali sono gli ultimi sviluppi in base alla Direttiva europea

Case green considerate prioritarie per la nuova Direttiva europea nella lotta alle emissioni di CO2 entro il 2030: vediamo insieme le ultime notizie rispetto alle indicazioni e alle tempistiche

Parlamento europeo (OrizzontEnergia.it)

La transizione energetica in atto nel mondo si basa sul raggiungimento di alcuni obbiettivi prioritari entro il 2030 ed altri più a lungo termine entro il 2050. Primo fra tutti la riduzione delle emissioni di CO2 nell’atmosfera terrestre  attraverso una serie di strategie e azioni che interessano la maggior parte dei paesi. L’individuazione delle tecnologie più adatte a concorrere a tale evenienza si è intensificata ed è stata migliorata al fine di conseguire nel più breve tempo possibile la Carbon Neutrality e il Net-Zero. Abbandono progressivo dello sfruttamento dei combustibili fossili a favore di quelle energie considerate alternative e rinnovabili.

Molti i soggetti in campo per attuare al meglio ogni iniziativa volta ad accelerare la transizione energetica che coinvolge tutti i settori economici, per una rapida risoluzione delle problematiche inerenti l’inquinamento atmosferico, il riscaldamento globale, l’innalzamento della temperatura media globale e il conseguente aumento del livello dei mari. A rischio di sopravvivenza gli ecosistemi presenti sulla Terra che subiscono particolarmente le alterazioni ambientali conseguenti alla crisi climatica. Porre rimedio alle politiche scellerate del passato con ogni intervento ed ogni misura possibile è il primo passo verso un futuro sostenibile, anche attraverso l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio. Le case green diventano dunque protagoniste all’interno della nuova Direttiva Europea. Vediamo in che modo.

La Direttiva Europea sulle Case Green

Vicolo borgo medievale (OrizzontEnergia.it)

All’interno di un più ampio contesto che si propone di alleggerire le emissioni di CO2 entro il 2030 si inseriscono anche le misure previste nella Direttiva europea “Case Green”. Presupposto della direttiva è la volontà di arrivare a conseguire l’obbiettivo dichiarato dando il via libera ad un piano di riqualificazione energetica degli edifici. La ratio alla base dei provvedimenti la si trova all’interno del più ampio Green New Deal che decreta l’importanza di favorire il risparmio energetico anche attraverso il settore immobiliare.

Fermo restando l’obbiettivo di migliorare le prestazioni energetiche degli edifici esistenti e di quelli di nuova costruzione, la discussione in atto all’interno del Parlamento, del Consiglio e della Commissione UE verte però sulle modalità e sui tempi. Le trattative in corso proprio in queste giornate autunnali sono riferibili alle date e alle scadenze entro le quali si dovrà ottemperare l’adeguamento previsto dalla direttiva sulle case green. La situazione relativa al patrimonio immobiliare del territorio europeo traccia una linea chiara che vede la responsabilità del 36% delle emissioni di CO2. E la direttiva punta esplicitamente su un cambio di rotta significativo.

Scadenze e date

La direttiva ha esplicitato le scadenze con l’obbligo entro il 2028 di adeguamento per gli edifici di nuova costruzione, garantendo le emissioni zero, mentre per gli edifici pubblici c’è meno tempo perché si dovranno rendere efficienti entro il 2026. Passando invece agli edifici di tipo residenziali già esistenti si attiva un percorso che prevede delle fasi con l’obbiettivo di raggiungere la classe di prestazione energetica E entro il 2030 e la D entro il 2033. Chiaramente il nostro paese ha sollevato più di una perplessità rispetto al calendario imposto, vista la complessità del proprio patrimonio immobiliare.

Sul territorio italiano esistono circa 21 milioni di edifici di tipo residenziale attualmente parametrati in classe di prestazione energetica D, a fronte di un totale di patrimonio immobiliare che conta 31 milioni di abitazioni. Un contesto decisamente peculiare quello italiano, sottolineato ampiamente in sede di discussione europea, obbiettando che le tempistiche previste dalla norma non siano realistiche e che sia necessario prevedere anche l’esenzione per una fetta di edifici che presentano forti connotati di valore storico e culturale. Il tempo chiesto potrà inoltre essere sfruttato dal governo italiano per approntare una pianificazione dettagliata di una serie di misure e bonus, all’interno di una possibile riforma edilizia. La preoccupazione italiana è quella di mettere nelle migliori condizioni i contribuenti che si troveranno a dover affrontare spese di ristrutturazione delle proprie abitazioni per adeguarsi alla direttiva migliorando l’efficientamento energetico relativo.

Unione europea divisa in due dunque, con il Parlamento che spinge per la rapidità e il Consiglio che frena proponendo date più flessibili. L’Italia difende con i denti la propria posizione di paese con un ampio patrimonio immobiliare costruito secoli addietro, centri storici e borghi di epoca medievale che non potrebbero sopportare gli adeguamenti previsti dalla direttiva pro efficientamento. Impossibile coibentare i muri esterni, o sostituire gli infissi d’epoca per non parlare di installare i pannelli fotovoltaici sui tetti. Per fortuna l’Europa sembra consapevole della situazione e sono state già previste una serie di deroghe proprio in funzione degli edifici di carattere storico come quelli presenti sul territorio italiano.  Nel frattempo, come ci spiega il Wall street Italia, la discussione continua e si rimanda tutto a dicembre.