Quotidiani cartacei, a quanto ammonta il “costo” ambientale?

Quotidiani cartacei vendono sempre di meno a favore dei digitali. Il lettore preferisce il web ma i motivi sono anche legati ai costi

l'inquinamento dell'informazione cartacea
Giornali cartacei e inquinamento (orizzontenergia.it)

La crisi dell’editoria la indica chiaramente il crollo delle vendite dei giornali. I motivi sono diversi. Partiamo innanzitutto dal fenomeno più importante di questo inizio secolo, la diffusione di internet. Il web ha cambiato il modo di fare informazione, in meglio e in peggio. Con abbonamenti a giornali online o ricorrendo solo a quelli gratuiti, ogni giorno ne possiamo leggerne tantissimi rimanendo sul divano di casa. Ciò ha ovviamente contribuito in modo sensibile a far diminuire le vendite dei cartacei, tanto che in alcuni Comuni italiani, edicole non ne esistono più.

Quotidiani cartacei, è quasi un addio

Stampa giornali cartacei
Stampa dei giornali cartacei (orizzontenergia.it)

Alcuni nostalgici resistono e ogni giorno comprano il caro vecchio giornale. Lo fanno per tradizione o per avere l’occasione di uscire di casa, soprattutto gli anziani. Il web, come detto, ha modificato profondamente il modo di fare informazione in generale e giornalismo in particolare, ma anche come recepiamo le notizie con le fake news che sono diventate incontrollabili.

Il web costa meno al lettore ma anche all’ambiente. Lo dicono a buon motivo i sostenitori dell’informazione digitale ma basta anche fare il paragone con la stessa testata, online e cartacea, per capire come sono diversi i modi di scrivere e le notizie trattate. Per i professionisti del settore è difficile se non impossibile preferire uno strumento all’altro così com’è chiaro che i costi energetici del cartaceo sono maggiori.

Pensiamo al percorso del giornale cartaceo, dalla nascita fino alle nostre case. Tonnellate di carta e di inchiostro e per quanto la prima può essere riciclata, la nuova produzione richiede sempre altra energia per la lavorazione. Ci sono poi i macchinari che si occupano dell’imballaggio dei quotidiani, da sistemare in plastica o con fascette. Altro costo è il trasporto con tanti furgoni che ogni mattina partono dalle stamperie per la distribuzione: consumo di benzina ed emissioni dannose per l’ambiente.

Ogni volta che viene prodotto un materiale c’è poi la possibilità che non venga smaltito correttamente. I consumatori non sono sempre attenti e la carta può finire in rifiuti non differenziati o, involontariamente, dispersa nell’ambiente. E le copie invendute, che oggi sono anche tante? Tornano indietro e dunque si ripete la stessa trafila del trasporto.

Anche con il web ovviamente ci sono costi energetici da considerare come quelli per i server che hanno bisogno di corrente e manutenzione. Gli editori negli ultimi decenni hanno dunque visto abbattere i costi della stampa ma ne hanno dovuti affrontare altri, comunque più bassi rispetto alla versione cartacea.

È chiara ormai da anni qual è la tendenza, digitalizzare il più possibile per comodità e per impattare meno sull’ambiente. Su questa falsariga va anche la decisione di Trenitalia di abolire i biglietti cartacei.

Costi minori per gli editori, ma la qualità delle notizie?

Chi compre i quotidiani o le riviste cartacee lo fa anche come atto di resistenza perché il giornale è novecentesco, ha un fascino diverso e per motivi di spazio le notizie sono più selezionate. Ciò non toglie autorevolezza ai siti web come alcune grandi testate straniere che da anni hanno deciso di investire solo in questo settore, mantenendo la serietà che le ha sempre contraddistinte.

Forse la soluzione sarebbe fare giornalismo online come se fosse un cartaceo: titoli che contengono già la notizia, non andare a caccia dello scoop necessariamente su fatti considerati “importanti” ma che in realtà sono solo in trend sui social. Dovrebbe esserci un patto tra editori. Così il cartaceo andrebbe definitivamente in soffitta a beneficio dell’ambiente o comunque prodotto in modo ridotto con energia 100% rinnovabile, in modo da salvaguardare la bellezza di uno strumento simbolo di cultura.

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