La cattiveria è un argomento complesso e delicato, condizione che appartiene a tutti gli individui: come riconoscere una persona cattiva.
La domanda che sorge spontanea è: attraverso quali segnali si riconoscono le persone cattive? Eh sì, perché esistono dei segnali inequivocabili che sottolineano la cattiveria, argomento spinoso, difficile da definire, complesso e delicato. Tuttavia, non è semplice trovare una risposta, bisogna indagare dal punto di vista psicologico. Lo facciamo attraverso le parole di uno psicologo.
Per prima cosa, non bisogna giudicare la cattiveria, ma analizzarla. Questa condizione appartiene a tutti gli individui sul pianeta, c’è chi la sa controllare, chi diventa cattivo soltanto in condizioni di stress, chi la esprime a seguito di alcuni eventi, e chi, invece, lo è abitualmente. Ma prima di iniziare l’analisi, bisogna capire cosa sia, con esattezza, la cattiveria.
I 7 segnali da non sottovalutare per riconoscere una persona cattiva
Secondo Freud, l’essenza dell’essere umano è suddivisa in bene e in male, l’animo umano è buono e cattivo, è giusto e sbagliato. È impossibile scindere queste due dimensioni in modo netto, se non contestualizzandolo, di volta in volta. L’essere umano, secondo Freud, comprende tutto, ed è al di là del bene e del male. Tuttavia, una definizione di cattiveria, ci occorre.
Etimologicamente, il termine “cattivo” significa “prigioniero di guerra”. Dunque, essere cattivi significa essere prigionieri di uno stato emozionale, di non poterne fare a meno. Ma quali sono i segnali che contraddistinguono una persona cattiva? Il primo fra tutti è sicuramente l’empatia, cioè la capacità di cogliere ciò che le altre persone stanno provando.
Una persona poco empatica di solito è vista come fredda, disinteressata. Una persona del genere, che è sempre distaccata, non coinvolta, diventa “psicopatica”, e dunque cattiva, perché non può farne a meno. Il secondo segnale è l’aggressività, che contraddistingue anche la violenza. La violenza fa parte dell’essere umano, ed è attraverso questa che l’uomo è sopravvissuto sin dall’inizio della sua storia.
Essere cattivi, i segni inequivocabili a cui far riferimento
Tuttavia, se non si riesce a fare meno di essere aggressivi e violenti, c’è un problema di fondo: la cattiveria, appunto, e ciò è il meccanismo che si innesca nelle menti dei criminali. Il terzo segnale è l’individualismo, dunque si pensa solo al proprio benessere. Si è disinteressati del benessere degli altri, e si tenta di eliminare dalla propria vita tutte le altre persone.
A causa dell’individualismo, non si possono avere nemmeno relazioni di qualità, perché si pensa solo a se stessi. E poi troviamo il sintomo del narcisimo e dell’egoismo. Il narcisista fugge dagli altri, per chiudersi in se stesso. Non si confronta, pensa solo a sé, si sente superiore, ma allo stesso tempo è pauroso. Una persona egoista ha paura del contatto con gli altri, ha paura di diventare come loro.
La superiorità psicologica è un altro tratto distintivo del cattivo. Ci si sente superiori in tutto, nessuno deve insegnare nulla alla persona cattiva, lui sa già tutto. In tal senso, sentendosi superiore, la persona chiude le porte per un confronto con gli altri, apparendo cattiva. Anche il sadismo è una caratteristica di queste persone, cioè l’indifferenza verso il dolore altrui.
I tratti distintivi del cattivo, ma siamo tutti cattivi, nessuno escluso
Quando si è sadici, e si è intrappolati in questa dinamica, si compiono azioni cattive, come ad esempio ridere del dolore di un altro, o ridere di una tragedia appena capitata agli altri. Infine, il settimo segnale è quello della menzogna. La persona cattiva mente per manipolare gli altri. Tutti mentiamo e diciamo bugie, non possiamo essere sinceri al 100%, la manipolazione è una forma di seduzione e la bugia ci preserva e ci permette di raggiungere alcuni obiettivi.
Ma se non se ne può fare a meno, allora le bugie diventano cattive. Insomma, tutti noi siamo cattivi, quando siamo imprigionati in certe condizioni psicologiche ed emotive. Ma c’è un ultimo elemento da analizzare, ossia la finalità della cattiveria. Perché ci si comporta così? Che obiettivo ha?
A cosa serve la cattiveria? Serve per impossessarsi di qualcosa che ci appartiene, per recuperare il nostro vero animo. Ed è in quel momento, quando ci mostriamo per quello che siamo, che passiamo per psicopatici, folli e cattivi. Ma questo è un passaggio necessario per trasformarci. A tal proposito, nel 1971 c’è stato un interessante esperimento, definito Effetto Lucifero, messo in piedi per indagare sul sadismo e sulla cattiveria atavica dell’uomo.