Impianti fotovoltaici di nuova generazione ultraleggeri da lanciare nello spazio per produrre energia in quantità e a basso costo: vediamo insieme gli ultimi sviluppi
La transizione energetica avviata in molti paesi ha come obbiettivo la riduzione delle emissioni di CO2, attraverso la produzione green di energia elettrica. L’abbandono progressivo dei combustibili fossili a favore di un incremento dello sfruttamento delle energie rinnovabili è la soluzione che si sta seguendo in quasi tutti i settori economici al fine di raggiungere l’obbiettivo di Net-zero entro il 2050. Il Sole, il vento e l’acqua rappresentano le energie green più utilizzate al fine di passare all’elettrificazione totale dei vari ambiti che compongono le attività antropiche sulla Terra. Mobilità, industria ed edilizia si sono dotate di nuove tecnologie basate sullo sfruttamento delle fonti alterative.
Tra queste tecnologie green il fotovoltaico è sicuramente la più diffusa, sia in ambito domestico che industriale, per la facilità di installazione e l’ottimo rapporto costi benefici. La ricerca e la scienza lavorano alacremente per ottimizzare e migliorare tale tecnologia per renderla sempre più performante e poco costosa. Gli studi si sviluppano a 360 gradi e, per così dire, non si limitano a rimanere sulla Terra, ma stanno valutando anche le potenzialità che può offrire lo spazio che ci circonda e che può diventare un’ottima soluzione alternativa nella produzione di energia elettrica pulita. Infatti ormai si è costituita una specifica branca scientifica di ricerca che si occupa esclusivamente di questo settore.
Le fonti alternative da sfruttare sulla Terra ad oggi garantiscono il 30% dell’elettricità consumata nel mondo e per arrivare alla totalità del 100% si dovrà sempre più attivare il mix di tecnologie e di fonti energetiche differenti, con il solare in assoluto primo piano. Ma la tecnologia basata sul Sole ha degli evidenti limiti associabili appunto all‘intermittenza. Il funzionamento infatti è subordinato alla presenza delle radiazioni solari che sono variabili e a loro volta legate al mutare delle stagioni e del meteo.
E se cambiassimo prospettiva e andassimo direttamente alla fonte? In pratica l’idea, che da qualche anno è allo studio della comunità scientifica, è proprio quella di recuperare l‘energia solare direttamente nello spazio, dove si eliminerebbe la variabilità e l’incostanza dei raggi solari. Nello spazio infatti il Sole splende sempre, h24, tutti i giorni e tutti i mesi, senza interruzioni. L’incognita è rappresentata dal trasferimento di tale energia raccolta fino alla Terra, viste le distanze considerevoli, ma gli studi stanno implementando un possibile collegamento wireless con microonde nello spazio.
L’altra problematica sul tavolo dei ricercatori è la realizzazione di una tipologia di pannelli solari adatti alla permanenza nello spazio e alla produzione di energia in orbita. L’Università britannica di Surrey e Swansea prova a dare una risposta attraverso una serie test su nuove celle leggere, economiche, efficienti e durature, in pratica con le caratteristiche indispensabili alla buona riuscita del progetto sperimentale. Lo studio, come ci racconta la Repubblica, si è avvalso di test per una durata di circa sei anni, dimostrando che la tipologia di pannelli utilizzata è in grado di sopportare il vuoto, le estreme condizioni termiche spaziali e di resistere alla radiazioni ionizzanti alquanto aggressive.
Le celle solari di nuova generazione sono al tellururo di cadmio, sottilissime e poco costose, ma dalle potenze specifiche molto elevate. Una tecnologia a prova di ambiente spaziale, dunque, in grado di catturare le radiazioni solari e convertirle in elettricità verde. I dati sperimentali raccolti fanno ben sperare, perché i pannelli in questione hanno resistito per ben sei anni grazie alla loro struttura a film sottile e a massa ultra bassa. La possibilità di realizzare centrali solari elettriche nello spazio è sempre più vicina e non più una semplice utopia.