Negli Stati Uniti, l’inviato speciale per il cambiamento climatico, John Kerry, farà un annuncio storico sulla fusione nucleare.
Anche il solo termine “fusione nucleare”, tra pro e contro, spaventa gran parte della popolazione mondiale: adesso però arriva l’annuncio dell’inviato speciale per il cambiamento climatico negli USA, John Kerry, che dovrebbe avvenire nel corso del prossimo COP28 a Dubai.
Si tratta di un piano strategico che non ha precedenti e che dovrebbe portare gli Stati Uniti a essere il Paese capofila nella commercializzazione dell’energia da fusione nucleare. Come noto, la fusione nucleare offre vantaggi rispetto alla fissione nucleare attuale in quanto non produce rifiuti radioattivi a lungo termine. In ogni caso, da molti è considerata alternativa a risorse energetiche come carbone e petrolio.
Fusione Nucleare: nonostante gli annunci, la strada è in salita
Tra l’annuncio di Kerry e la fattibilità di una commercializzazione su larga scala dell’energia prodotta da fusione nucleare, c’è in mezzo un percorso fatto di ostacoli e problemi. Il primo è legato ai dubbi sulla pericolosità legata alla fusione nucleare, di certo diversa dalla fissione considerata energia pulita, in quanto appunto non produrrebbe scorie radioattive, ma che avrebbe dei fattori di rischio sottovalutati.
La strategia statunitense, mirante alla commercializzazione entro anni anziché decenni, verrà annunciata da John Kerry nel corso di una visita alla Commonwealth Fusion Systems vicino a Boston. Non è del resto la prima volta che gli USA fanno un importante annuncio sulla fusione nucleare, come dimostrano i risultati di un esperimento di laboratorio portato avanti in California.
Cosa c’entra l’Italia con l’imminente annuncio di John Kerry
L’intervento di Kerry, che avverrà nei prossimi giorni e che viene preannunciato da fonti vicine all’inviato speciale USA, vede il coinvolgimento anche del nostro Paese, ovvero di Claudio Descalzi, CEO dell’azienda energetica italiana Eni, il quale sarà a Boston con l’altro esponente dell’amministrazione Biden. Del resto, Eni è coinvolta in quattro progetti pilota sulla fusione. Ma va anche detto che al momento siamo quasi in alto mare.
Difatti, gli scienziati hanno raggiunto solo sporadici casi di accensione, non sufficienti per generare elettricità su larga scala: in sostanza, a oggi, l’energia a fusione nucleare appare inadeguata per uso domestico e industriale. Ma non sono solo le sfide scientifiche quelle che chi crede nella fusione nucleare si trova a dover affrontare ogni giorno. Difatti, ci sono ostacoli normativi, costruttivi e di localizzazione nel creare nuove centrali elettriche.
Le critiche alle politiche energetiche basate sulla fusione nucleare
Per quanto Chernobyl possa apparire un incubo lontano nel tempo, infatti, la società civile – anche in Italia – non sembra disposta a scendere a compromessi, ancora oggi. A questo si aggiungono le tante voci critiche che ritengono che la fusione sia costosa e richieda troppo tempo per essere una soluzione immediata al cambiamento climatico.
In tutto questo, gli investimenti nel settore della fusione nucleare, sebbene rallentati dall’incertezza economica e dall’inflazione, continuano ad aumentare, con tantissimi progetti pilota. E adesso arriva il paventato annuncio sul tema da parte di John Kerry nel corso dell’imminente COP28 di Dubai. Per gli USA, infatti, la fusione nucleare appare una soluzione pratica per contrastare il cambiamento climatico.