Si tratta di una delle piante marina che hai visto più spesso, ma forse non sapevi dell’importanza della Posidonia: scopriamo insieme perché.
Le piante della famiglia Potamogetonaceae includono diverse specie, una delle quali è diffusissima nei nostro mari: quello che non sappiamo è che questa specie della flora marina è molto importante per l’habitat naturale del mare, ma è anche perennemente a rischio. Stiamo parlando della Posidonia, o meglio della Posidonia oceanica, diffusa nei fondali pietrosi e fangosi lungo le coste del Mediterraneo.
La Posidonia presenta un robusto rizoma ricoperto dai resti fibrosi delle foglie, le quali, una volta staccate, formano delle pallottole chiamate egagropili: spesso viene considerata un’alga, ma non si tratta di questo, anzi. Questa pianta, che deve il suo nome al dio Poseidone e per questo talvolta viene erroneamente chiamata Poseidonia, presenta tessuti specializzati nelle radici, nel fusto e nelle foglie.
Si riproduce attraverso fiori e frutti, per cui non è assolutamente un’alga, che invece è costituita da un unico tipo di tessuto chiamato tallo ed è considerata un organismo più primitivo. Nella Posidonia oceanica, al contrario delle alghe, la fotosintesi clorofilliana avviene nelle cellule specializzate presenti nelle foglie e non basta l’esclusiva esposizione alla luce solare.
Quello che non molti sanno è che non solo non va confusa con alcuna alga, ma la Posidonia oceanica ha anche un ruolo davvero fondamentale all’interno dell’ecosistema marino. Grazie al suo sviluppo fogliare, questa pianta contribuisce notevolmente alla produzione di ossigeno: parliamo di 20 litri di ossigeno al giorno ogni metro quadrato di “diffusione” della pianta.
Non solo: la Posidonia oceanica produce e distribuisce biomassa sia all’interno degli ecosistemi marini circostanti sia in profondità. Tale pianta ha poi un ruolo cruciale nel consolidare i fondali costieri, agendo come un fattore di contrasto contro il trasporto eccessivo di sedimenti sottili causati dalle correnti costiere. In sostanza, evita o quantomeno riduce l’erosione costiera e preserva il fondale.
Insomma: è un vero e proprio polmone marino, che contribuisce a preservare la forma e la stabilità delle coste. Secondo alcune stime, infatti, la regressione di un metro quadrato di prateria potrebbe causare un’erosione di circa 15 metri di litorale sabbioso. Pensiamoci bene quando vediamo le “banquettes”, ovvero gli strati di foglie morte che si accumulano sulla spiaggia e riteniamo che si tratti di immondizia.
In definitiva, si può ritenere la Posidonia oceanica come una risorsa per il Mediterraneo, con proprietà incredibili e una diffusione davvero importante in tutta Italia. Infatti, questa pianta è a oggi presente lungo i litorali delle regioni italiane, sebbene negli ultimi anni se ne sia denunciato una sorta di declino non indifferente e si teme anche per gli scenari futuri.
Per fare un solo esempio, nell’area metropolitana di Roma, è rara e limitata alle Secche di Tor Paterno, mentre è fondamentale che sulle nostre coste si sviluppino i cosiddetti posidonieti: ciò che riteniamo infatti che possa fare male al turismo, che non vedrà di buon grado accumuli come le banquettes, in realtà è il segno di un mare pulito e perfettamente in salute.