Per far fronte alle spese sempre più ingenti, le aziende hanno sviluppato la tattica delle grammature più basse: cos’è la shrinkflation.
I rincari e i costi delle materie prime colpiscono tutti, aziende comprese, le quali, per far fronte alle spese, hanno sviluppato, nel tempo, una subdola tattica chiamata shrinkflation. Costi sempre maggiori delle materie prime, sia liquide che solide, il packaging, la distribuzione, e quindi il carburante, i fornitori, e molto altro ancora, ha indotto tutte le società a sfruttare un trucchetto.
In pratica, si mettono in commercio prodotti con grammature più basse, ma venduti allo stesso prezzo di prima. A rimetterci, in tal caso, sono soprattutto i consumatori, ignari della “manovra”. Il tema della shrinkflation non è nuovo, ma negli ultimi anni, complice la crisi delle materie prime e il caro vita, ha subito una forte accelerazione.
Shrinkflation, la tattica sfruttata dalle aziende per ingannare i consumatori con grammature sempre più basse
Con il termine shrinkflation si intende la “sgrammatura” del prodotto, ed è un fenomeno sempre più evidente, basta controllare le etichette dei vari prodotti che si trovano al supermercato. Non tutte le persone si soffermano a leggere attentamente le etichette, ed è un’abitudine errata, ma in questo caso, non si legge nemmeno la grammatura, perché uno la dà per scontato.
Praticamente, i prodotti in vendita si presentano in confezioni dalle dimensioni leggermente ridotte o da una peso più contenuto, eppure il prezzo resta sempre lo stesso, o addirittura incrementato. Il consumatore viene letteralmente ingannato da questa strategia per trarre maggiore profitto.
Un consumatore pensa di acquistare sempre lo stesso prodotto, pagandolo la stessa cifra, ma non si rende conto che questo diventa sempre più piccolo. La quantità del prodotto di uso quotidiano viene leggermente ridotta, perciò, se prima si acquistava ad esempio una confezione di detersivo da 750 ml, oggi la stessa confezione è da 680 ml.
Si paga di più per avere meno, il trucchetto delle aziende
Il prodotto contenuto nella confezione è leggermente minore, e il consumatore non se ne rende conto, pagandolo lo stesso prezzo. Stessa cosa per una confezione di guanti usa e getta o di panni aspirapolvere. Magari, qualche mese fa se ne trovavano 20, oggi nella confezione ce ne sono 18.
O ancora, le confezioni delle fette biscottate, nelle quali, oggi, si trovano 4 fette in meno per pacco. Può sembrare una variazione da poco, eppure il prezzo resta lo stesso di prima, anzi, spesso è aumentato. Dunque, paghiamo di più, per vere meno. Ma gli esempi sono tantissimi. In pratica, è il consumatore a pagare inconsapevolmente i costi di produzione delle aziende, e cambiamenti di peso, di quantità o dimensioni, sfuggono all’occhio di chi fa la spesa.
Le variazioni leggerissime non si percepiscono, perciò sono ingannevoli. Massimiliano Dona, avvocato dei consumatori, popolare sui social, ha mostrato le prove di tutto ciò. L’avvocato chiede una legge per bloccare il fenomeno della shrinkflation, il quale grava sulle tasche delle famiglie e che crea un danno economico, nemmeno di piccola entità, per tutti i cittadini.