Spiagge, ancora dubbi sulle concessioni balneari: la situazione ad oggi

Spiagge e concessioni balneari: cosa succede attualmente in Italia. Il focus sulla situazione nel nostro Paese: cosa accadrà

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Concessioni balneari (Orizzontenergia.it)

Delle concessioni balneari e delle nuove norme si è parlato moltissimo nei mesi scorsi, ma ad oggi qual è la situazione? Nonostante il caos, tutto è rimasto sostanzialmente fermo, motivo questo che ha spinto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a richiamare la premier Giorgia Meloni e tutto il Parlamento affinché si esprimano sulla questione prendendo quanto prima una decisione rispetto alle direttive europee evitando così sanzioni ed infrazioni. Ma vediamo tutto nel dettaglio.

Spiagge e concessioni balneari: la situazione dell’Italia

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Ombrelloni di uno stabilimento balneare (Orizzontenergia.it)

In Italia quello delle concessioni balneari è sempre stato un capitolo a parte. Nonostante la legge stabilisca un contratto della durata massima di 10 anni, tra deroghe e cavilli burocratici inseriti, alcune vanno avanti da anni ed anni, quasi come se avessero una durata infinita che rilascia sempre nella mani delle stesse persone la gestione del litorale con introiti incredibili nei mesi estivi.

È arrivato il momento, ora, però di mettere fine a tutto questo in quanto l’Europa preme affinché la direttiva Bolkestein venga attivata. I vari governi passati, infatti, hanno ottenuto una proroga sull’attivazione che è slittata al 2025. Ora però il tempo è finito ed il monito di Mattarella al governo la dice lunga. Questa direttiva stabilisce, infatti, che le concessioni demaniali devono essere messe a gara per favorire la libera concorrenza tra tutti gli interessati lavorando attraverso i principi di trasparenza e imparzialità, proprio quelli che vengono meno nella normativa italiana e ne impongono un immediato ripensamento.

Un altro problema resta

Altro tema molto delicato legato alla questione delle concessioni balneari è quello dei regolamenti che non sono gestiti da un unico ente e dunque cambiano da Regione a Regione. Questo crea una sorta di giungla normativa con regole che non sono ben chiare, contraddistinte da grande flessibilità, con criteri che non sono universali e che per questo non rendono possibile la giusta competitività tra i privati. Nello stesso tempo, però, si occupano di una maggiore tutela del territorio grazie agli enti che sono più vicini ad esse. Una trama intricata che va sbrogliata quanto prima.

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