Aumentano i casi di attacco di squali ai danni dell’uomo, i motivi sono sconcertanti!
Da quando il genio di Steven Spielberg ha partorito nel 1975 il capolavoro cinematografico de “Lo Squalo“, il mondo ha iniziato a vedere questi animali sotto un altro punto di vista, indubbiamente non positivo. La verità però è che questi predatori, in cima alla catena alimentare, sono indispensabili per l’ecosistema marino ed alcuni studi hanno dimostrato che senza di loro in pochi anni anche la vita umana sarebbe messa in serio rischio.
Questi animali sono infatti in grado di limitare il numero di piccoli pesci e mantenere inalterato l’equilibrio sottile che permette all’oceano di progredire in salute, lo fanno in diversi modi, mangiando il pesce piccolo, che senza la loro presenza prolifererebbe fino a distruggere barriere coralline e creando così una reazione a catena che porterebbe a far finire le scorte alimentari e desertificare l’oceano, ma anche per via del loro potere di fertilizzazione del mare, grazie alle deiezioni che vanno a nutrire il fitoplancton alla base della catena alimentare. Perché però negli ultimi anni sono in aumento gli attacchi degli squali nei confronti dell’uomo? Questa è una domanda al quale molti cercano di trovare risposta, ma ci ha pensato la scienza a spiegarne i motivi.
Attacchi da parte di squali, la colpa è tutta dell’uomo, siamo noi ad averli incentivati!
Gli squali sono ormai una specie a rischio e questo non per il valore delle loro carni, che in verità sono anche poco nutrienti, ma soprattutto per una malsana cultura culinaria asiatica che vede le pinne di squalo come ingrediente base di costose zuppe. Circa 30 milioni di quali ogni anno vengono pescati per essere mutilati delle loro pinne e gettati in mare a morire, altri invece restano prigionieri delle reti, così come accade anche per balene, delfini, tartarughe marine ed altri animali.
Gli attacchi di squali ai danni dell’uomo sono invece circa 100 ogni anno, un’infinità di meno rispetto a ciò che noi facciamo a loro, soprattutto perché di questi attacchi circa il 10% finisce poi con esito tragico. Questo è proprio uno dei dati più interessanti che in qualche modo ha fatto riflettere gli scienziati facendoli arrivare alla conclusione più veritiera sui motivi di tali attacchi.
Uno squalo che volesse realmente uccidere e divorare un uomo, infatti, difficilmente non riuscirebbe nel suo intento, se questo accade di rado i motivi sono dunque da ricercare altrove, ben più lontano. A generare tanti attacchi sarebbe infatti il turismo, sempre più persone vogliono vedere gli squali e per generare attrattiva le compagnie sono disposte a tutto, attirando questi animali a ridosso delle imbarcazioni e dei sub con pesce ed esche sanguinolente.
Proprio questo genere di comportamento ha quindi “addestrato” gli squali ad associare la presenza dell’uomo a quella del cibo, scatenando in loro una sorta di frenesia alimentare alla vista dell’uomo. Tale eccitazione si sta dunque tramutando in attacchi più frequenti dato che in tale frenesia lo squalo, che si aspetta del cibo, molto spesso “assaggia” gli incauti nuotatori. Con la bocca, infatti, lo squalo tasta il terreno utilizzandola proprio come noi utilizzeremmo le mani, un morso di uno squalo però, seppur esplorativo, può avere conseguenze disastrose, è questo però a giustificare come mai vi siano più attacchi ed al tempo stesso un numero così basso di vittime.
Ancora una volta bisogna quindi accettare un’amara verità, come sempre accade è l’uomo a minare i precisi equilibri naturali, con conseguenze che nella maggior parte dei casi si riscuotono anche su lui stesso. Dovremmo fare ammenda e cambiare quanto prima le cose, prima che sia troppo tardi, oppure nel rischio di un paio di decadi potremmo non doverci più preoccupare degli attacchi degli squali ma iniziare invece a pensare a come salvare la nostra pelle dopo il declino dell’ecosistema marino.