La situazione in Italia è più drammatica del previsto. I cambiamenti climatici e le loro conseguenze sull’ambiente porteranno il mare a sommergere più terre di quelle che si pensava. Vediamo gli ultimi aggiornamenti cosa dicono.
Gli aggiornamenti sulla situazione della penisola sono più gravi di quanto si immaginava. E’ stato uno studio dell’Ingv a rilanciare le nuove stime circa i rischi delle inondazioni nelle aree del Mediterraneo dovute all’innalzamento del livello del mare. A quanto pare, rispetto al passato e all’ultima volta che era stato lanciato un allarme, in alcune zone l’erosione sta procedendo ad un ritmo tre volte più veloce.
Nel 2021 erano state pubblicate le stime dell’Ipcc riguardo l’innalzamento dei mari senza tuttavia tener presente l’abbassamento progressivo del suolo dovuto a fenomeni naturali e all’attività umana. Studi più recenti realizzati dai ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e del Radboud Radio Lab del Dipartimento di Astrofisica dell’Università di Radboud in Olanda, hanno portato a nuove pubblicazioni diffuse negli ultimi giorni sulla rivista Environmental Research Letters. Vediamo cosa ne emerge.
Le vecchie analisi dell’Ipcc consideravano principalmente lo scioglimento dei ghiacci e il conseguente aumento del livello del mare. Tuttavia, le aree vittime di una maggior subsidenza del suolo presentano un maggiore svantaggio e dei rischi più consistenti: parliamo, ad esempio, dell’intera area del Mediterraneo.
Il lavoro dei ricercatori ha utilizzato le stime aggiornate (comprendendo anche l’abbassamento del suolo) per prevedere cosa accadrà fino al 2150 in 265 zone diverse del Mediterraneo. Ne emerge che circa 38.500 km2 di coste del Mediterraneo (delle quali 19.000 km2 si trovano nel bacino settentrionale) verranno esposte al rischio di inondazione marina. Si tratta di una problematica che avrà conseguenze dall’impatto molto importante sull’ambiente, sulle varie attività umane e sulle infrastrutture presenti. Queste dichiarazioni sono state rese pubbliche da Marco Azidei, ricercatore Ingv che ha partecipato allo studio.
Enrico Serpelloni dell’Ingv, co-autore dello studio, ha specificato che per ottenere i dati utilizzati nelle stime si sono avvalsi delle stazioni geodetiche satellitari GNSS posizionate entro 5 km dal mare, in grado di calcolare con una precisione millimetrica la velocità di spostamento verticale del suolo. Quali sono i consigli dispensati in relazione a queste nuove consapevolezze? Ebbene, è fondamentale intraprendere nel presente delle azioni concrete che sostengano le popolazioni costiere sempre più vulnerabili all’aumento del livello del mare e dunque sempre più soggette ai rischi collegati a questa situazione.