Sulla rivista Science è stata pubblicata una nuova scoperta relativa all’inquinamento atmosferico, in grado ci modificare il profumo dei fiori.
Cambiamenti climatici e inquinamento atmosferico stanno letteralmente cambiando il nostro mondo, portando stravolgimenti in ogni settore, rompendo gli equilibri della natura. Ora, una nuova ricerca statunitense, pubblicata sulla rivista scientifica Science, rivela l’inquietante risultato relativo alla modifica nel profumo dei fiori.
Se il surriscaldamento globale sta stravolgendo gli equilibri naturali, confondendo le piante e spezzando le progressioni delle stagioni, le sostanze inquinanti, presenti nell’atmosfera e scatenate dai combustibili fossili, si depositano sui terreni, coprendo ovviamente tutte le piante, anche quelle destinate all’impollinazione. Cosa comporta questo scenario?
Stravolgimento nell’impollinazione: i cambiamenti climatici e l’inquinamento modificano il profumo dei fiori
Noi umani non ce ne rendiamo conto, ma le sostanze inquinanti presenti nell’aria e che si depositano sulla vegetazione, costituiscono un grave pericolo per tutti gli insetti impollinatori, senza contare il rischio per la vegetazione stessa. Modificando l’odore dei fiori, gli insetti che devono svolgere il processo di impollinazione sono confusi.
Significa che gli insetti, dalle api ai bombi, dalle vespe alle farfalle, dalle mosche agli scarabei, dai grilli alle locuste, sono disorientati e non riconoscono più i fiori da impollinare, soprattutto di notte, quando non possono affidarsi neanche alla vista, riconoscendo i colori.
I ricercatori che hanno svolto gli esperimenti e analizzato la questione, provenienti dall’Università di Washington e guidati dal professor Jeff Riffell, sono rimasti a bocca aperta. Le attività antropiche, dunque, ostacolano l’impollinazione, e quindi il processo vitale di piante e insetti, diffondendo nell’aria i radicali nitrati, noti come NO3.
Il pericolo dato dagli NO3, sostanze inquinanti presenti in tutte le città
Gli NO3 mascherano i profumi, ma come hanno fatto i ricercatori ha scoprirlo? Hanno effettuato alcuni esperimenti utilizzando le falene, che sono tra gli insetti con l’olfatto più sviluppato, molto simile a quello che possiedono i cani. Un gruppo di falene è stato esaminato in laboratorio, con fiori custoditi correttamente, prelevati da posti incontaminati.
Tutte, ovviamente, hanno trovato i relativi fiori. Lo stesso esperimento, poi, è stato condotto all’aperto, in una zona fortemente urbana. Il risultato? Le stesse falene hanno fallito, non riuscendo a individuare la fonte dei fiori. Un secondo esperimento è stato condotto con un’altra razza di falene, il risultato è andato poco meglio.
Questo secondo gruppo, infatti, è riuscito a trovare i fiori profumati con grandi difficoltà, e solo pochi esemplari sono giunte a destinazione, mentre le altre farfalle si sono disperse. L’NO3 ricopre il profumo del fiore, impedendo agli insetti di trovare il polline.
Danni e rischi da inquinamento atmosferico
I risultati peggiori si sono ottenuti di notte, mentre di giorno, complici non solo i colori dei fiori ma anche i raggi di sole che disperdono un po’ le sostanze inquinanti, le cose sono andate meglio. Tuttavia, la risposta finale che i ricercatori cercavano è stata che una buon percentuale di insetti, a causa dell’inquinamento urbano, non riesce e compiere le proprie funzioni.
L’ecosistema è fortemente a rischio, poiché oltre 200 mila piante necessitano di interventi di insetti per sopravvivere. Parliamo del 75% della vegetazione globale. Inoltre, 70 specie di impollinatori sono minacciati dall’inquinamento e rischiano di scomparire. A tal proposito, la UE ha organizzato un piano per la salvaguardia degli impollinatori, animali preziosi per la vita sul pianeta.