Proviene dal Regno Unito l’ultima segnalazione sugli allevamenti intensivi. Le zampe dei polli a crescita rapida sono segnate da dermatiti e striature.
Anche se la Pasqua si avvicina, la triste narrazione della deportazione degli agnellini può aspettare ancora qualche giorno. Questa volta l’attenzione è concentrata sui polli da allevamento, che poi finiranno necessariamente sugli scaffali dei supermercati e sulle tavole degli italiani. Certo, quando si tratta di un animale vivo è difficile immaginarlo direttamente sul piatto, ma di fatto la fine della sua filiera è questa. I più fortunati. Gli altri muoiono di stenti negli allevamenti intensivi o durante i barbari trasporti di animali vivi.
Questa storia è raccontata dalla BBC, e l’indagine è stata portata avanti dall’associazione “Essere animali”, che a più riprese ha segnalato delle anomale striature bianche sui petti di pollo che si trovano nelle confezioni alimentari. il white striping è inconfondibilmente segno di carne grassa e di cattiva qualità. La cui origine deve essere indagata nei metodi di allevamento. Ma ancora più gravi sono le bruciature trovate sulle zampe degli animali. Si poteva sospettare di ustioni provocate intenzionalmente per contrassegnare l’animale. Ed invece no.
“Il problema nasce dal contatto con lettiere inadeguate, ad esempio troppo umide e/o compatte perché non sufficientemente arieggiate”, ha spiegato Monica Guarino Amato, ricercatrice del CREA Zootecnia e Acquacoltura. Un fenomeno ancora poco noto ai più, ad eccezione di chi pratica l’allevamento intensivo. I polli sono ‘invitati’ a rilasciare le proprie deiezioni in apposite lettiere. Queste non vengono igienizzate e pulite durante il ciclo di vita dei polli, dato che sarebbe molto complicato spostare gli animali. La conseguenza diretta è un ambiente affatto igienizzato dove i polli si trovano al chiuso a razzolare per tutto il giorno.
E le bruciature? Non sono altro che i segni dello sfregamento continuo delle zampe dei polli con gli altri polli, con i quali entrano a contato stretto molto frequentemente, specialmente quando si recano nelle lettiere per le deiezioni. Complice anche l’ambiente poco igienizzato e molto umido, le ferite tendono a non rimarginarsi, ed a finire ben visibili sui banchi della carne in vendita. Inoltre, come hanno spiegato gli esperti, la mobilità di un animale progettato per la crescita rapida è molto limitata. E questo comporta che le ferite possono continuare a rimanere fresche, senza asciugarsi.
A maggior ragione in presenza copiosa di escrementi ed urine, che rilasciano azoto nell’aria e contribuiscono a creare e mantenere le ferite. Purtroppo questo si traduce non solo in malessere animale, ma anche in produzione di carne di scarsissima qualità. Nonostante esistano in Europa dei parametri legali sull’allevamento intensivo, essi possono essere facilmente aggirati tramite i trattati commerciali con i Paesi extra UE, che consentono la vendita di polli a prezzi convenienti. Con la conseguenza che la salute pubblica può essere pesantemente minata.