Il cambiamento climatico continua e l’Italia rientra tra le nazioni colpite da disastri naturali e purtroppo il numero dei decessi è alto
Il pianeta Terra con lo scioglimento dei ghiacciai tende ad aumentare sempre più la sua temperatura e con essa anche il livello del mare che man mano rischia di travolgere spiagge e strade abitate.
I problemi principali come più volte segnalato sono riconducibili ai gas di scarico che danneggiano l’ambiente e con esso le terre ghiacciate di Polo Nord e Polo Sud tendono a sciogliersi sempre più con il cambiamento climatico.
Non esistono più le mezze stagioni: o fa troppo caldo oppure troppo freddo. E l’Italia da qualche anno rientra nelle zone della Terra in cui piogge, neve e temporali hanno causato anche perdite di persone.
Attraverso un dettagliato studio dell’ENEA, è stato evidenziato che dal 2003 fino al 2020, i cambiamenti climatici che hanno colpito l’Italia sono stati molto dannosi non solo per l’ambiente circostante ma soprattutto per i cittadini colpiti.
Sono tante le aree della penisola italiana sempre più a rischio col passare del tempo, causa questi cambiamenti e in questi anni gli effetti sono stati davvero devastanti.
Infatti si sono registrati 378 decessi, di cui 321 per frane e valanghe, 28 per tempeste e 29 per inondazioni.
Nel 2023 ricordiamo la tragedia delle alluvioni in Emila Romagna che ha danneggiato gravemente la regione tra accumuli di fango ed acqua che ha distrutto anche migliaia di case.
Da queste statistiche messe in evidenza dall’ENEA, questi disastri naturali colpiscono specialmente le zone del Nord-Italia con più di una regione messa in difficoltà.
Al primo posto in questa triste classifica c’è il Trentino-Alto Adige con 73 decessi e 44 comuni colpiti; poi la Lombardia (55 decessi e 44 comuni; la Sicilia specialmente con gli incendi estivi che registra Sicilia 35 decessi e 10 comuni.
Seguono il Piemonte con 34 decessi e 28 comuni, poi Veneto con 29 decessi e 23 comuni e la Liguria, spesso danneggiata da alluvioni.
Solitamente le zone più colpite sono quelle dei centri montagnosi o collinari in cui il peso dell’acqua causa crolli di fango e terra che si abbattono sulla popolazione.
La ricercatrice dell’ENEA Claudia Dalmastri inoltre ha specificato: “Di questi 378 morti, 297 sono uomini, mentre 81 sono donne”.
La collega Raffella Uccelli, invece sottolinea come c’è bisogno di conoscere le aree a rischio delle zone d’Italia maggiormente in pericolo: “Importante quali sono le aree a più alto rischio anche per la mortalità associata diventa quindi fondamentale per definire le azioni prioritarie di intervento per effettuare interventi di prevenzione nelle aree maggiormente colpite”.