La proposta europarlamentare potrebbe rendere la Danimarca più sensibile al massacro delle balene che ogni anno viene perpetrato nelle Isole Faroe.
Quanto la tradizione può giustificare delle pratiche di crudeltà insensata? Questa domanda divide la popolazione da decenni, al punto che anche i referendum sulla caccia, tristemente naufragati, si sono arginati su questo quesito. Che ovviamente non riguarda solo l’Italia. Le balene sono cetacei protetti in quanto specie fortemente a rischio. Nella maggior parte dei Paesi del mondo ne è vietata la caccia ed anche il consumo. Ma non ovunque. E non si parla di società tribali, ma degli Stati “sviluppati” quali la Norvegia, Danimarca, l’Islanda ed il Giappone.
Nel secondo caso con un’aggravante. Oltre al consumo di carne di balena e della caccia legalizzata, una brutale tradizione viene ad oggi ancora portata avanti. Si chiama grindadráp, e consiste semplicemente nella mattanza di centinaia di cetacei davanti ad una numerosissima folla, compresi bambini. Solo che qualche anno, compreso l’ultimo, i cacciatori si fanno prendere la mano, ed il numero di cetacei uccisi supera di gran lunga quello consentito. Al punto che la baia delle Isole Faroe si tinge completamente di rosso.
La tradizione era nata ovviamente per motivi economici. La mattanza delle balene assicurava cibo per tutto l’anno. Nel 2024 è ancora necessaria? Sicuramente no. Tuttavia la Danimarca non vuole desistere, nonostante le numerose associazioni “Stop the grind”. Ed allora la soluzione arriva da un parlamentare europeo.
Si potrebbe chiamare ricatto o disincentivo, a piacimento. Fatto sta che il parlamentare europeo Francisco Ferreiro ha messo sul piatto una proposta che ha riscosso immediatamente parecchi consensi, specialmente da parte delle associazioni animaliste, ed anche da Sea Shepard. Fino a che la Danimarca continuerà ad avallare la crudele pratica nelle Isole Faroe, potrebbero essere interrotti i finanziamenti di progetti scientifici nell’area interessata. Inoltre, fino alla cessazione della crudele pratica, potrebbero essere rivisti i rapporti commerciali tra Danimarca ed UE. Specialmente per quanto concerne l’importazione di prodotti ittici. Ovviamente questa proposta, che per ora rimane nel campo delle ipotesi, ha portato diverso malcontento nel Regno.
Anche se la discussione è ancora in corso anche all’interno della sede parlamentare, già il fatto di aver sollevato il problema e di essere arrivati ad una posizione tanto dura e decisa è un grande passo avanti verso la civilizzazione di alcune tradizioni che continuano ad essere procrastinate in nome di un rituale, seppur barbaro, pur essendo state da tempo spogliate del loro significato originario.