A quanto pare le politiche propagandistiche ed allarmiste non hanno basi reali su cui agire. Non ci sono invasioni di lupi in Italia.
“Gli esseri umani dovranno aumentare la loro consapevolezza sulla presenza del lupo e modificare di conseguenza alcuni dei loro comportamenti”. Così ha dichiarato senza mezzi termini il team di ricerca cui hanno partecipato Vincenzo Gervasi, Paola Aragno, Romolo Caniglia, Daniele De Angelis, Elena Fabbri, Valentina La Morgia, Edoardo Velli e Piero Genovesi (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – Ispra), Valeria Salvatori (Istituto di Ecologia Applicata) e Francesca Marucco (università di Torino). Gli studiosi hanno condotto un censimento che smentirebbe la propaganda governativa che sta generando in alcune aree del Paese la psicosi collettiva della caccia al lupo.
Il canide lupino è l’animale in assoluto più perseguitato nei secoli. Basta sfogliare la letteratura dal Medioevo in poi o semplicemente richiamare alla mente le superstizioni tramandate nel tempo. Spesso associato alle streghe ed a riti demoniaci, il lupo è stato letteralmente perseguitato dall’uomo, al punto che stupisce che ne siano rimasti ancora degli esemplari in circolazione. Certo, la presenza del lupo mal si concilia con i greggi numerosi e gli allevamenti che ormai ricoprono buona parte del territorio agreste nazionale. La soluzione del Governo attuale, e dei vari centri decisionali regionali, è di considerare i lupi degli intrusi da eliminare.
Le propagande contro lupi ed orsi che il Governo, e alcune Regioni, con a capo il Trentino, hanno portato avanti in quest’ultimo anno, sono state messe alla berlina dal recente studio pubblicato su Wiley Ecology & Evolution, dal titolo “Estimating distribution and abundance of wide-ranging species with integrated spatial models: Opportunities revealed by the first wolf assessment in south-central Italy”.
A quanto pare, contrariamente agli allarmismi diffusi, non esistono invasioni di branchi di lupi che stanno colonizzando tutto il territorio italiano, ma solo 3501 esemplari in tutto il Paese. Numero in decrescita rispetto ai monitoraggi precedenti. Coerentemente con le politiche europee attuali, lo studio è necessario per sviluppare linee guida finalizzate alla preservazione della popolazione dei lupi, che sono altamente minacciati dalla presenza antropica.
Le principali cause di decimazione dei branchi sono il bracconaggio, l’avvelenamento, incidenti stradali. Tutti rischi generati dall’uomo. Nell’incontro / scontro tra esseri umani e lupi, la soluzione non è affatto quella profilata dalla Provincia autonoma di Trento, che per la prima volta ha autorizzato l’uccisione dei lupi. “Dovrebbero essere messe in atto azioni di gestione per ridurre i rischi di incontri tra uomo e lupo, ad esempio riducendo la disponibilità di cibo nelle aree urbane e periurbane, e per promuovere l’evitamento attivo degli esseri umani da parte dei lupi”. Lo studio inverte la prospettiva.