Spendere poco senza alimentare il fast fashion? Ecco alcune idee che potrebbero aiutarti a fare scelte più sostenibili nella tua quotidianità.
Abbiamo ben visto i danni della fast fashion. Una situazione che sta esponendo l’ambiente ad uno stato di rischio sempre più elevato. Spesso davanti tutto questo rimaniamo indifferenti, pensando di non avere alcun potere, ma una scelta può fare la differenza molto di più di quanto immaginiamo. Eccoci, quindi, a proporvi delle valide alternative agli indumenti fast fashion senza spendere un capitale. Sì, è possibile, tutto è possibile farlo, basta sapersi adattare e non lasciarsi mai scoraggiare.
Partiamo prima di tutto nel capire che scegliere fa la differenza. Dispiace dover caricare le persone di questo peso riguardo la situazione ambientale, ma credere che il problema sia solo e sempre delle aziende o dei paesi che inquinano è uno scarico di responsabilità. Questo non significa essere paranoici, ma comprendere che tutto ha una conseguenza e che anche una scelta diversa può fare la differenza. Spesso vi diranno che bisogna scendere a compromessi, ed è vero, ma i compromessi non li sceglie solo il mondo in rapporto a te, ma anche te in rapporto al mondo.
Ovviamente questo discorso vale per chi può permettersi di fare delle scelte. Il sistema economico e sociale spesso ci porta a consumare prodotti e alimentare industrie che danneggiano l’ambiente e i lavoratori, ma dalle quali non possiamo fare a meno. Ma se possiamo scegliere qualcosa di diverso, perché non farlo? Ecco quindi alcune idee che possono permetterci di cambiare stile di vita senza spendere un patrimonio. Attenzione, nessun risultato si raggiunge senza spirito di adattamento. Per poter fare determinate scelte è essenziale sapersi adattare e capire quali siano le priorità.
Partiamo prima di tutto con il primo spirito di adattamento: la manualità. Perché ne abbiamo bisogno? Perché dobbiamo imparare a rammendare. Sì, a cucire, sistemare e riparare i nostri capi. Spesso ci troviamo davanti la scelta di gettare un capo e comprarne un secondo perché rovinato, senza dargli una seconda possibilità. Per fare ciò possiamo imparare a riparare o trasformarlo. Cucire e riparare sono gesti di cura, di attenzione al capo e all’oggetto che hai nelle tue mani e che, piaccia o no, ha un valore non economico, ma ambientale. Sì, perché è stato prodotto con materiali ed energia che lo hanno trasformato. Ma i capi non possono essere sempre riparati, alcune volte devono essere sostituiti.
Scegliere fast fashion è la via più comoda, sicuramente, ma esiste una seconda opzione: l’usato. Io compro usato. Scrivo in prima persona perché lo faccio e scrivere di ciò significa anche raccontarlo. Comprare usato significa dare nuova vita al capo, non alimentare un sistema consumista e non lasciare che il vestito vada in discarica (come il 99% dei capi mondiali). Ma, come in tutto, ci vuole spirito di adattamento. Per prima cosa bisogna sapere cosa si ha già nell’armadio e di cosa abbiamo bisogno, prima di invadere i nostri cassetti di vestiti che non useremo mai. Poi bisogna sapersi adattare davanti la scelta che l’usato di un mercatino, di un sito di usato o di un negozio ha.
Vero, ci vuole spirito di adattamento perché si perde il senso dello shopping e si cerca di fare delle scelte sulla base del bisogno non consumista. Ma preso atto di questo, scegliere un capo usato spesso significa anche non lasciar buttare dei vestiti praticamente nuovi. E quando parlo di capi nuovi non scherzo. Troviamo, infatti, sui siti di usato ma anche nei negozi, decine e decine di vestiti comprati e mai indossati, alcuni ancora con l’etichetta, che per produrli sono stati consumati litri e litri di acqua dolce. Il mercato dell’usato non è solo vestiti bucati e capi vecchi, ma anche l’eccedenza di un consumismo senza controlli di persone affette da una malattia economica e sociale.
Queste sono scelte consapevoli, questo vi permette di prendere una posizione nei confronti del mondo. Scegliere fa la differenza, lo ripeto e non serve sentirsi in colpa per mettersi in funzione, basta ragionare e andare per gradi. Non iniziate rinnovando l’armadio in un mercatino dell’usato, iniziate prendendo un capo. Poi provate delle scarpe e così avanti fino a fare scelte più complete. Vivere una vita sostenibile non significa scegliere d’un tratto di cambiare vita, significa rendersi conto, essere coscienti e agire passo dopo passo, cambio dopo cambio, sui vari aspetti della vostra vita. Vedrete che se le scelte che farete, che sia comprare usato o altro, saranno graduali, non ci sarà peso, non avrete ripensamenti e, soprattutto, non ce la farete a tornare indietro.
Vi ho convinti?