Arriva un nuovo allarme PFAS che riguarda una contaminazione dell’acqua. Nel centro del mirino Nestlé e altre marche.
Le sostanze perfluoroachiliche, meglio note con il termine PFAS, sono composti chimici ormai onnipresenti, utilizzate soprattutto nelle industrie. Si tratta di sostanze resistenti ai maggiori processi naturali di degradazione, grazie alla presenza di legami chimici estremamente forti tra atomi di fluoro e carbonio.
I PFAS possono essere contenuti all’interno di prodotti ad uso domestico, come le pentole e padelle antiaderenti, negli articoli medicali, nella placcatura dei metalli e, recentemente, anche in liquidi come l’acqua. Negli ultimi anni, le indagini condotte su queste sostanze, ne hanno sottolineato la pericolosità per la salute dell’uomo.
Sono recenti le notizie diffuse riguardo la contaminazione dell’acqua in regioni come il Veneto e la Lombardia, destinata al consumo giornaliero. Queste sostanze sono, infatti, in grado di penetrare nel sottosuolo, contaminando le acque sotterranee e popolando la formula chimica del liquido per molto tempo.
Diverse inchieste e rapporti hanno recentemente dimostrato la preoccupante presenza di PFAS, pesticidi e batteri in alcune acque vendute da Nestlé. Le bottiglie sono state messe in commercio come “acqua naturale minerale” conforme agli standard di purezza previsti all’interno dell’Unione Europea. Il caso è esploso a inizio gennaio 2024, periodo in cui il reportage de Le Monde, ha svelato i retroscena dietro alcuni leader della produzione di acqua minerale come Nestlé e Sources Alma.
Secondo quanto emerso nel 2024, i primi controlli erano già stati effettuati nel 2019 e avevano rilevato l’utilizzo improprio di anidride carbonica non segnalata, trattamenti non autorizzati e miscelazioni con acqua di rubinetto. Secondo una nota confidenziale dell’Agenzia Nazionale di Sicurezza Alimentare, Ambientale e del Lavoro (ANSES), la “qualità sanitaria delle acqua del gruppo Nestlé, non sarebbe garantita“.
Le indagini rivelano dei retroscena angoscianti: Nestlé avrebbe prelevato acqua da nove pozzi in maniera completamente illegale per ben 27 anni. L’enorme volume di acqua non filtrata adeguatamente, è stata rivenduta per anni sotto la dicitura di minerale naturale.
L’azienda sarebbe accusata di non aver rispettato i rigorosi criteri europei sulla produzione e la vendita di acqua minerale. Il problema degli standard non rispettati in Francia, intaccherebbe i mercati di tutto il mondo, ormai compromessi da politiche di produzione non del tutto chiare e rispettose.