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Anguilla, fai bene a non mangiarla a Natale o Capodanno: leggi qui

In diverse regioni italiane è tradizione natalizia mangiare l’anguilla: ebbene, ti do 5 motivi che ti faranno cambiare idea se questo pesce è nel menù dei tuoi programmi. 

Chiamata anche capitone o ceca, in base alle dimensioni e all’età, l’anguilla è un pasto alla base di molte tradizioni di Natale o Capodanno. In alcune regioni italiane, ancora oggi questa usanza viene portata avanti, soprattutto nel Centrosud, Qui il pesce viene mantenuto vivo fino al momento della cottura per la Vigilia di Natale o per il Cenone di Capodanno. Ma quanto è giusta questa tradizione?

Perché non dovremmo mangiare l’anguilla (Orizzontenergia.it)

Questo piatto, che molti associano a prosperità e buon augurio, cela storie sorprendenti e lati oscuri che pochi conoscono. Dietro il suo aspetto serpentino, l’anguilla europea nasconde un mondo fatto di un destino sempre più incerto. L’Anguilla anguilla, conosciuta per il suo lungo corpo sinuoso e la capacità di adattarsi a diversi ambienti, è oggi molto più di un semplice simbolo natalizio. La sua presenza nei piatti delle festività è un’usanza che portiamo avanti da secoli, ma che oggi deve fare i conti con una realtà diversa. Questo pesce, che attraversa migliaia di chilometri per riprodursi nelle profondità del Mar dei Sargassi, sta vivendo una crisi senza precedenti.

Anguilla, specie a rischio che finisce nei piatti di Natale

Ciò che pochi sanno è che l’anguilla europea è tra le specie più minacciate al mondo, classificata come “in pericolo critico” dalla Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). I numeri parlano chiaro: dal 1980, la popolazione di giovani anguille, conosciute come ceche, è crollata di oltre il 90%. Oggi, solo una frazione infinitesimale raggiunge le coste europee per completare il loro ciclo di vita.

La pesca intensiva è una delle cause principali di questo declino, alimentata proprio dalla domanda di capitone per le festività natalizie. Ma le minacce non si fermano qui. L’inquinamento delle acque, la distruzione degli habitat e gli ostacoli artificiali lungo i corsi d’acqua, come dighe e sbarramenti, compromettono irrimediabilmente il viaggio di questi straordinari animali. Un tempo, l’anguilla rappresentava l’abbondanza; oggi, rischia di diventare il simbolo delle nostre scelte insostenibili.

Le conseguenze del mangiare anguilla (Orizzontenergia.it)

La tradizione, per quanto radicata, può essere ripensata, soprattutto quando riguarda una specie così importante per l’ecosistema. Ogni individuo che rinuncia a consumare anguilla offre una possibilità concreta di ripopolamento, contribuendo a preservare un equilibrio fragile e fondamentale.

A Natale mangiamo con consapevolezza

La scelta di servire l’anguilla a Natale solleva anche questioni legate alla salute e alla qualità degli alimenti. Pochi sanno che questo pesce è particolarmente ricco di grassi, con un contenuto lipidico che supera il 25%. Per chi desidera evitare gli eccessi calorici durante le feste, l’anguilla non rappresenta certo un’opzione ideale.

Non meno preoccupante è la provenienza di molte anguille destinate al consumo. Tra i luoghi di pesca figurano aree altamente inquinate, come la foce del fiume Sarno, uno dei corsi d’acqua più contaminati d’Europa. La resistenza dell’anguilla a condizioni ambientali estreme è straordinaria, ma non elimina i rischi per chi la consuma. Pesci provenienti da acque compromesse possono contenere contaminanti nocivi, rendendo il loro consumo una scelta discutibile sotto molti aspetti.

I danni dell’anguilla nei menù di Natale (Orizzontenergia.it)

Gli allevamenti intensivi rappresentano un ulteriore problema. In vasche sovraffollate, le anguille vivono in condizioni di stress estremo, senza possibilità di esprimere comportamenti naturali. In queste strutture, la loro vita è segnata dalla sofferenza, culminando spesso in metodi di abbattimento che lasciano spazio a poche giustificazioni etiche.

L’appello per un Natale più sostenibile

Di fronte a questa realtà, molti chef e organizzazioni stanno cercando di promuovere alternative per preservare l’anguilla e sensibilizzare i consumatori. Lo chef stellato Mauro Colagreco, ambasciatore UNESCO per la biodiversità, è tra le voci più autorevoli a sostenere un cambio di rotta. Attraverso un video-appello, ha invitato a escludere l’anguilla dai menù delle feste, sottolineando l’importanza di garantire alla specie il tempo necessario per ripopolarsi.

L’impegno di Colagreco è condiviso da altre realtà, come il World Culinary Council di Relais & Châteaux, che ha già eliminato l’anguilla dai suoi menù. La collaborazione con Ethic Ocean mira a educare il pubblico e a sostenere soluzioni innovative, come la carne di anguilla coltivata in laboratorio. Questa tecnologia, ancora in fase di sviluppo, potrebbe ridurre significativamente la pressione sulla specie entro pochi anni, offrendo un’alternativa sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

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