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Sai perché i cani sono vietati in Antartide? Non ci mettono piede dal 1994

Può sembrare inverosimile ma è la realtà dei fatti: l’Antartide non ha visto circolare cani negli ultimi vent’anni. Sono stati vietati. 

Dal 1994 è stato vietato l’accesso ai cani in Antartide. Può sembrare una decisione inverosimile ma, addentrandoci nel cuore delle motivazioni che hanno portato a questa scelta, troviamo una logica. Inizialmente, erano fedeli compagni degli esploratori che effettuavano spedizioni in zona, poi all’improvviso ecco il divieto di esclusione dal continente ghiacciato.

Cani vietati in Antartide (Orizzontenergia.it)

Non è stata una scelta casuale. Una decisione ben precisa, presa nel periodo delle esplorazioni con i cani da slitta come fedeli compagni, ha posto fine a una tradizione che aveva radici profonde. I cani non erano solo mezzi di trasporto, erano simboli di resistenza e fedeltà, pilastri su cui gli esploratori facevano affidamento. Eppure, una minaccia invisibile, ma concreta, li ha allontanati per sempre da questo continente.

Perché i cani sono vietati in Antartide

La paura che un virus, il cimurro canino, potesse diffondersi tra le fragili popolazioni di foche autoctone ha spinto gli scienziati e le autorità a un’azione drastica. Dal 1994, i cani da slitta sono stati ufficialmente banditi dall’Antartide. Questa scelta è stata sancita dal Trattato Antartico, che vieta la presenza di specie non indigene per preservare l’ecosistema unico e delicato di questa regione. La rimozione degli ultimi cani ha segnato la fine di un’epoca. Ma è stato davvero necessario sacrificare un legame così speciale per il bene del continente?

Le tracce di quei cani non sono del tutto scomparse. Sulle porte delle officine abbandonate, si possono ancora osservare i graffi lasciati da quegli animali durante i momenti di attesa. Questi dettagli, che potrebbero sembrare insignificanti, sono in realtà un ricordo vivo del loro passaggio, una testimonianza della loro importanza in un mondo tanto affascinante quanto spietato.

Perché i cani sono stati vietati in Antartide (Orizzontenergia.it)

Non tutte le tracce, però, sono rimaste statiche. A Capo Evans, vicino alla base americana di McMurdo, si trova qualcosa di incredibilmente singolare. Ogni primavera, il corpo di un cane appartenente alla squadra di Captain Robert Falcon Scott riaffiora dal ghiaccio che lo ha conservato intatto per decenni. Questo fenomeno, a metà tra il scientifico e il simbolico, cattura l’immaginazione di chi lo osserva. Quel cane, preservato dal gelo eterno, rappresenta molto più di una semplice reliquia del passato. È un ricordo tangibile di un tempo in cui il coraggio e la collaborazione tra uomo e animale erano fondamentali per affrontare l’ignoto.

Cani in Antartide, mancano dal 1994

Non sono solo i corpi congelati a raccontare la storia degli ultimi cani dell’Antartide. Il loro ricordo vive anche nei nomi delle montagne che ancora oggi portano le loro impronte. Picchi come Biff ed Elwood continuano a rendere omaggio a questi animali straordinari, testimoniando la loro resistenza e il loro contributo alla scoperta di un continente estremo. Questi nomi, impressi sulle mappe, sono molto più di semplici etichette: sono monumenti silenziosi a creature che hanno affrontato il gelo con un’instancabile determinazione.

Ma cosa significava davvero avere un cane da slitta in Antartide? Per gli esploratori, questi animali non erano solo mezzi per il trasporto. Erano alleati fidati, capaci di spingersi oltre i propri limiti per aiutare i loro compagni umani a sopravvivere. La loro lealtà e il loro spirito di adattamento hanno reso possibile esplorare un territorio dove il freddo e l’isolamento mettevano alla prova persino i più forti.

L’addio dei cani in Antartide nel 1994 (Orizzontenergia.it)

Le storie legate a questi animali vanno oltre la loro funzione pratica. I loro graffi sulle porte, i loro nomi incisi sulle carte geografiche e i loro corpi preservati nel ghiaccio raccontano di un legame che trascende il tempo. Ogni segno è una testimonianza di un’epoca che sembra così lontana, ma che resta viva nella memoria di chi ha vissuto e studiato l’Antartide.

Una scelta dolorosa ma necessaria

La decisione di rimuovere i cani da slitta non è stata semplice. Proteggere l’ecosistema antartico significava prendere provvedimenti drastici, anche a costo di perdere un elemento così significativo della sua storia. Il rischio che il virus del cimurro potesse colpire le foche autoctone e alterare l’equilibrio naturale era un pericolo che non poteva essere ignorato. Questa scelta, per quanto dolorosa, rappresenta un atto di responsabilità nei confronti di un ambiente unico e insostituibile, già di per sé a rischio.